In Veneto il 6% delle famiglie spende il 20% del reddito per curarsi e siamo la penultima regione per presenza di medici di base, sono più di 40.000 ad oggi le persone in liste d’attesa. Questo non è accettabile. Se il diritto alla salute è sotto attacco la sanità pubblica universalistica deve essere la priorità.
Mi sono battuta con forza per un vero piano per la riduzione dei tempi di attesa per le visite con meccanismi a tutela dei cittadini, ma ad oggi la Giunta non ha voluto ascoltare; inoltre, a fronte dell’enorme carenza di personale sanitario, continuo a battermi per potenziare organici e condizioni di lavoro.
Abbiamo lavorato per finanziare sportelli antiviolenza nelle Università e convocato le realtà coinvolte sul tema della violenza di genere per evidenziare la necessità di potenziarne il sostegno, con la convinzione che lo strumento maggiore che abbiamo per eliminare la violenza di genere sono la prevenzione e l’ascolto delle vittime.
Nella riforma degli ATS, gli enti che gestiranno i servizi sociali e sociosanitari dei Comuni, ho proposto diversi miglioramenti correttivi alla legge, facendo per esempio mettere nero su bianco che non potranno essere privatizzati e che i comuni potranno scegliere la forma organizzativa più efficace per le proprie esigenze.
Grazie al lavoro congiunto con il Comitato Vulvodinia e Neuropatia del Pudendo ho ottenuto l’impegno ad inserire nei LEA regionali queste due patologie, predisponendo Piani Diagnostico-Terapeutici Assistenziali adeguati, sui quali la Giunta sta lavorando. Nel 2022 abbiamo organizzato un convegno in Consiglio Regionale proprio per far attivare la Regione sul tema.
Abbiamo chiesto l’istituzione in Consiglio di una Commissione d’Inchiesta sulla gestione della pandemia da Covid che ha portato la nostra regione, specie con la seconda ondata, ad avere uno dei più alti tassi di mortalità per abitante in Italia. Con il mio lavoro ho contribuito a far emergere vari errori, come l’utilizzo dei tamponi rapidi poco efficaci nel controllo degli operatori sanitari.
Viste le carenze regionali ho lottato per l’aumento delle borse regionali per la formazione dei nuovi medici di base che, negli ultimi anni, sono di molto aumentate.
Per far sì che la salute mentale sia veramente presa in carico dal sistema sanitario, non lasciando soli i pazienti e le loro famiglie, ho spinto per aumentare i finanziamenti dedicati e ottenuto l’approvazione di una mozione per andare verso l’istituzione dello psicologo di base.
Ho chiesto e ottenuto l’impegno della Giunta a potenziare l’organico degli SPISAL, che si occupano della sicurezza negli ambienti di lavoro, anche per dare vita a gruppi multidisciplinari in grado di contrastare la strage quotidiana delle morti sul lavoro.