Ieri il Presidente Zaia è tornato a parlare di fine vita, riconoscendo che c’è ancora molto lavoro da fare. È vero, però bisogna iniziare dalla nostra Regione. Ho voluto rispondergli con una lettera, ripresa dai quotidiani oggi, che vi riporto integralmente.
Gentile Presidente Zaia,
questa mattina ho letto la sua intervista su ‘Il Gazzettino’ e vorrei con questa lettera aperta provare ad aggiungere alcune preoccupazioni, ma anche alcune proposte concrete, su di un tema – quello del fine vita – che il 16 gennaio ci ha visti votare allo stesso modo nell’Aula del Consiglio regionale.
Vado subito al sodo: oggi stiamo davvero facendo tutto quello che abbiamo in potere per garantire un diritto sancito dalla Corte costituzionale? Dal voto ad oggi è cambiato qualcosa – in negativo – per i pazienti che dobbiamo prendere in carico? Come sta andando quindi il lavoro dei Comitati etici per la pratica clinica e delle Commissioni mediche dal 16 gennaio? Sono messi davvero nelle condizioni di lavorare al meglio?
Perché da quel voto ho spesso ripensato a tutte le persone, pazienti, familiari e cittadini sensibili che ho incontrato nell’ultimo anno, mentre ho lavorato per riuscire a portare il Veneto ad essere la prima Regione d’Italia a normare tempi e procedure per accedere ai diritti sanciti dalla Corte costituzionale sul suicidio medicalmente assistito. Mi sono chiesta spesso se il dibattito, viziato da ideologismi e posizionamenti decisamente fuori tema, che c’è stato in Consiglio abbia avuto un effetto sulle persone malate in Veneto e non solo, e io credo di sì, ma in modo negativo. Ho l’impressione che quel giorno il clima sia cambiato perché la politica non ha fatto il salto che più volte sia io che lei abbiamo chiesto ai nostri colleghi e colleghe in aula e fuori. E se per un anno abbiamo discusso di fine vita e libera scelta, oggi mi sembra invece che si sia gettata la spugna. Ed è mio compito dire che questo non va bene.
Ad esempio, i dati che lei cita nella lettera credo siano fermi al 16 gennaio. Da quel che mi risulta, invece, da quel giorno in Veneto abbiamo avuto un’altra richiesta formalizzata a cui è stata data risposta negativa. E abbiamo avuto anche un paziente che, pur volendo fare domanda, vi ha poi rinunciato. Io voglio sapere cosa sia accaduto e di cosa questi pazienti abbiano bisogno per vedere davvero sancito un diritto che spetta loro.
È per questo che le rivolgo anche qui l’invito che le è già arrivato con una lettera formale dal Consiglio: quello di venire in Commissione e poter assieme verificare, anche alla presenza dell’Assessora Lanzarin, cosa sia accaduto in questi casi, se ci siano altre domande che sappiamo essere in arrivo e se i Comitati Etici per la pratica clinica e le Commissioni mediche siano davvero messe nelle condizioni di lavorare al meglio. Se, in definitiva, stiamo rispondendo davvero ad un diritto sancito. Ancora un mese fa ho inviato una richiesta di accesso agli atti per comprendere tutto questo, ma io credo che ne dovremmo discutere assieme e prendere delle decisioni di conseguenza.
Sono tra le persone che non si accontenta di dire che serve una legge nazionale sul fine vita. Perché di occasioni ne abbiamo avute, e anche di tempo, e il Parlamento ancora non è riuscito ad esprimersi, e io non credo che lo farà questa legislatura. In cuor suo penso lo sappia anche lei, visto che il suo partito è al governo con Fratelli d’Italia. Ricordo invece che la proposta di legge di iniziativa popolare non è stata bocciata ma è tornata in Commissione dove c’è chi spera che rimanga nel cassetto fino alla fine della Legislatura. Potremmo quindi anche riportarla in aula, o in alternativa, definire una decisione di Giunta a supporto di quel progetto di legge, come ho già proposto subito dopo il voto. La Regione può e deve fare la sua parte.
Più di 9.000 cittadini hanno firmato la proposta di legge di iniziativa popolare in Veneto. Cittadini come me e lei, di destra e sinistra, di ogni genere e età, perché come diciamo spesso i cittadini sono più avanti della politica e hanno fatto capire che vogliono essere liberi di scegliere fino alla fine. Per questo credo non sia bene, come sto leggendo anche nelle sue parole, scaricare il barile al Parlamento. Ma dobbiamo continuare ad analizzare e lavorare per fare tutto quello che è nel nostro potere, oltre i posizionamenti per partito preso e contro ogni strumentalizzazione.
Le chiedo quindi di cogliere questo appello e di essere presente con noi a Palazzo Ferro Fini in una Commissione sanità dedicata a discuterne.