È dal 16 gennaio che mi chiedo se il dibattito sul fine vita che abbiamo avuto in aula, inquinato da ideologie e oscurantismi, possa aver influito negativamente sulle vite dei pazienti che chiedono solo di veder riconosciuto un diritto sancito dalla Corte costituzionale.
È per questo che dalla nuova sentenza della Consulta fino all’intervento della Santa Sede ho sempre chiesto una cosa sola: che il Presidente Zaia venga in Commissione Sanità per un’informativa sull’accesso agli atti che ho richiesto e che si riprenda l’iter di una proposta che è mancata per un sol voto.
Per un anno non abbiamo parlato di altro. Poi più niente. Ma a me non basta.
Stiamo davvero garantendo il diritto di libera scelta sul fine vita? Stiamo davvero sostenendo i Comitati per la Pratica Clinica e quindi la relazione medico-paziente? La libera scelta la si può avere se si attende troppo tempo, e si viene a mancare prima di quel diritto?
Troppo facile dire che serve una legge del Parlamento, perché la attendiamo da anni e ora la maggioranza è proprio quella che in aula ha fatto saltare la proposta di legge popolare firmata da 9.000 veneti.
Quindi dobbiamo essere seri: se vogliamo davvero essere Regione apripista serve tornare a dibattere e serve sancire nero su bianco tempi e procedure, perché ai diritti in via di acquisizione va aperta ogni giorno la strada