Satnam Singh è l’ennesima vittima del lavoro

Satnam Singh è l’ennesima vittima del lavoro e di quel modello di impresa che mette il profitto davanti a tutto, anche alla vita dei lavoratori. Singh è morto alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato, ricordandoci ancora una volta dell’Italia parallela, degli invisibili senza diritti che esistono solo quando devono essere sfruttati dai caporali.

La giustizia farà il suo corso e chiarirà le responsabilità di chi non l’ha voluto soccorrere, di chi l’ha voluto nascondere. La politica però oggi deve interrogarsi e cercare delle risposte a come sia possibile che nel nostro Paese ci siano ancora delle persone che dalla mattina alla sera lavorano i campi, e hanno un ruolo fondamentale nel comparto agricolo, che non hanno un salario e una casa dignitosi né l’accesso ai diritti basilari come la sanità.

Decenni di norme fallimentari sul diritto di asilo hanno prodotto solo invisibilità, criminalizzazione, sfruttamento. L’immigrazione non può diventare un fenomeno catastrofico che porta alle morti in mare, alle torture nei CPR, agli omicidi e alle morti sul lavoro. Dobbiamo credere e lavorare per un sistema di accoglienza diverso.

Il lavoro, in ogni sua forma, deve essere la nostra priorità, perché non possiamo pensare che in Italia in molti comparti ci siano ancora classi predominanti: chi lavora per uno o due euro all’ora e chi incassa tutto il guadagno senza dare alcuna tutela ai suoi dipendenti.

Oggi, intanto, sia anche il giorno del cordoglio per l’ennesima vittima del lavoro, che in Italia continua a essere una strage quotidiana.

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