Le parole di Elena Donazzan accanto a quelle di Mina Welby. Oggi sul giornale.
Impossibile vederle assieme. Due mondi: uno che ha sofferto e provato da vicino. Uno che continua a sostenere falsità per una manciata di consenso in più.
Ma andiamo con ordine.
Prima di tutto Donazzan sostiene ci siano state forzature da parte del legislativo del Consiglio Regionale. Un’affermazione gravissima per cui chiederò spiegazioni in aula. Stiamo affrontando un testo di iniziativa popolare, che ha raccolto il consenso dei veneti, e nulla del parere del Consiglio di Stato ha sostenuto che dovessimo fermarci. Quindi il testo martedì andrà in aula e sarà li che ogni consigliere avrà la possibilità di esprimere il proprio voto.
Donazzan poi sostiene che questa legge possa portare a morire persone che non ne avrebbero diritto e sarebbero fragili. Parole pericolosissime e false.
Prima di tutto perché in Veneto esistono già i Comitati Etici per la Pratica Clinica, composti da un’equipe multidisciplinare con medici e figure dedicate al supporto psicologico, giuridico di assistenza sociale e non solo. Esiste una Commissione Medica Multidisciplinare, come accaduto nei casi di Gloria e Stefano Gheller che abbiamo imparato a conoscere. E secondo perché conosciamo la professionalità delle figure che lavorano in questi Comitati, hanno già raccontato di alcuni casi su cui si sono espressi favorevolmente ma anche alcuni dove si sono espressi negativamente, proprio a garanzia della loro professionalità, della tutela dei pazienti e delle loro famiglie.
Questa proposta di legge ha l’opportunità di rafforzare appunto questo meccanismo, renderlo ancora più certo sicuro e solido, perché appunto è lo Stato, il pubblico a esserne garanzia.
Oggi mi sento di ringraziare Mina Welby, che ho avuto l’onore di conoscere a dicembre a Mestre, che in questi anni tanto si è battuta per arrivare fino a qui, e ancora oggi con le sue parole ci indica l’importanza di una legge sul fine vita.